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Il soggetto è liberamente tratto da alcuni aneddoti delle Storie di Erodoto. La vicenda si svolge presso lo stretto dei Dardanelli, durante la guerra dei Persiani contro gli Ateniesi, e ruota attorno a un doppio intreccio amoroso con al centro la bella Romilda. Di lei sono innamorati Serse e suo fratello Arsamene.

Il regista ha pensato alla messinscena del “Serse” articolata su tre piani: orchestra, sollevata dal piano platea e quindi maggiormente visibile, cantanti in proscenio e sul palcoscenico uno schermo su cui si proiettano immagini e una trentina di ragazzi e ragazze, che creano una una sorta di “scenografia vivente”: il loro coinvolgimento parte dalla partecipazione a un percorso laboratoriale basato sulla “Schiera”, una tecnica di formazione e di allenamento dell’attore, fondata dallo stesso Vacis. Con l’aiuto ideale di Händel, i ragazzi esplorano i rapporti tra gli uomini e le donne, gli individui e la società, gli esseri umani e la natura.

Negli esercizi della schiera, – spiega lo stesso Vacis ci sono elementi che vengono dallo yoga, dalla meditazione, dalla bioenergetica di Alexander Lowen; c’è un po’ di tutto, inteso come distillazione di percorsi, che passano attraverso e soprattutto le pratiche dei maestri del Novecento da Stanislawskij a Grotowski, del cui lavoro, in qualche modo, siamo gli eredi. Quello che facciamo è far diventare spettacolo proprio questo. Questa non è preparazione allo spettacolo. I ragazzi non sanno esattamente quello che faranno quella sera, c’è un margine di improvvisazione molto ampio dentro alla schiera, che pone regole molto precise e rigorose a cui i ragazzi devono attenersi. E queste regole servono proprio a far scattare la loro creatività. La schiera è uno stormo di storni. Avete presente quelle nuvole animali che creano forme del cielo? Ecco, quello. È qualcosa di molto leggero e di molto esatto. È la traduzione in teatro delle “Lezioni americane” di Italo Calvino, almeno di quella sulla Leggerezza e di quella sull’Esattezza.  Gli attori si muovono secondo gli stessi criteri di relazione interna con cui si muovono le nuvole di storni. Sono “natura” allo stato nascente, un po’ come i personaggi del Serse di Händel.

Dramma per musica in tre atti HWV 40
Libretto anonimo da Xerse di Nicolò Minato
adattato da Silvio Stampiglia

Personaggi e interpreti
Serse Arianna Vendittelli
Arsamene Marina De Liso
Amastre Delphine Galou
Romilda Monica Piccinini
Atalanta Francesca Aspromonte
Ariodate Luigi De Donato
Elviro Biagio Pizzuti

Direttore al clavicembalo Ottavio Dantone
Regia Gabriele Vacis
Scene, costumi e luci Roberto Tarasco
Aiuto regista Danilo Rubeca 

Orchestra: Accademia Bizantina

Coproduzione Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Fondazione Teatro Comunale di Modena
Fondazione Teatri di Piacenza
Fondazione Ravenna Manifestazioni
NUOVO ALLESTIMENTO

La stagione del Teatro Comunale ritorna, dopo il Giulio Cesare di Händel del 2011, all’opera barocca con uno dei titoli più importanti dello stesso autore. Lo spettacolo, che debutterà al Valli di Reggio Emilia in coproduzione con Modena e Piacenza, è realizzato nella parte musicale da Ottavio Dantone e dalla sua Accademia Bizantina, complesso ormai storico e fra i più noti a livello internazionale per l’esecuzione di musica antica con prassi originale. Nella parte visiva l’opera è firmata da Gabriele Vacis, fondatore nel 1982 del Teatro Settimo di Torino le cui esperienze, oltre che nell’opera lirica, hanno spaziato nel teatro di narrazione (Racconto del Vajont, con Marco Paolini). Arianna Vendittelli, nel ruolo en travesti del titolo, è un’interprete specializzata nel repertorio barocco, vincitrice nel 2017 del secondo premio al concorso Händel di Londra e in cartellone all’Internationale Händel-Festspiele di Göttingen (maggio 2018), al Festival International d'Opéra Baroque de Beaune (luglio 2018) e già ospite dell’Opéra Royal de Versailles in Giasone di Francesco Cavalli.